Il club nerazzurro sistema i conti con un’operazione chiave: tagliati gli interessi pesanti e rilanciato il piano di sostenibilità.

Addio al bond del 2022: risparmi in arrivo
L’Inter ha ufficializzato il rimborso anticipato del bond da 415 milioni di euro emesso nel 2022 e in scadenza nel 2027.
Una scelta maturata per liberarsi di un tasso d’interesse altissimo (6,75%), che negli ultimi anni ha inciso in modo rilevante sui bilanci del club.
Il comunicato diffuso da Inter Media and Communication S.p.A. conferma che il 13 giugno 2025 è stato notificato l’avviso per il riscatto totale delle obbligazioni, previsto dall’accordo firmato tre anni fa.
I dettagli dell’operazione
L’intera manovra ha portato a un esborso complessivo di circa 412 milioni di euro, somma che include:
- 399,5 milioni come valore nominale delle obbligazioni
- un incremento del prezzo di rimborso, fissato al 101,6875%
- interessi maturati per circa 13 milioni
Il bond, emesso nel 2022, era garantito da un’intesa multilaterale con partner come The Bank of New York Mellon, Intesa Sanpaolo e The Law Debenture Trust Corporation, e rappresentava un finanziamento strategico ma costoso.
Impatto diretto su presente e futuro
Con questa mossa, l’Inter compie un passo avanti sul piano della ristrutturazione finanziaria.
Liberarsi del peso degli interessi annuali offre un margine utile per rafforzare il budget sportivo e rendere più agile la gestione economica nel medio periodo.
Un intervento mirato per alleggerire il debito e costruire una base più solida per affrontare investimenti futuri, sia sul mercato che a livello infrastrutturale.
Analisi in breve
Con il rimborso anticipato del bond da 415 milioni, l’Inter ottiene una boccata d’ossigeno finanziaria, tagliando un tasso insostenibile e ridisegnando la propria stabilità economica.
Una scelta ragionata e ben programmata, che prepara il terreno per una nuova fase di crescita dentro e fuori dal campo.
🗣️ La voce di Stepk
Finalmente si respira.
Era ora che qualcuno decidesse di chiudere il rubinetto delle uscite inutili.
Un bond al 6,75% era un cappio al collo, e liberarsene è stato un colpo da grande società.
Ora però serve coerenza: niente sprechi, testa al campo e reinvestimenti intelligenti.
La solidità parte dai conti, non dalle chiacchiere.