Parole vere, dirette e senza filtri: l’anima di un veterano che guarda avanti

Henrikh Mkhitaryan ha aperto il suo mondo con un’intervista schietta a La Repubblica, mettendo sul tavolo pensieri, delusioni e consapevolezze.
A 36 anni, l’armeno dell’Inter si mostra per quello che è: uno che non ha bisogno di parlare spesso, ma quando lo fa, lo fa per il bene del gruppo.
Parla chiaro, non per compiacere.
Dice ciò che pensa e ascolta quando serve.
È questa la filosofia che lo accompagna anche nella nuova era targata Chivu.
Con il nuovo allenatore, Mkhitaryan ha colto subito un cambio di passo: approccio diverso, idee fresche e un’identità da costruire rapidamente.
Il tempo a disposizione è poco, ma la disponibilità ad adattarsi è totale.
Riguardo a Simone Inzaghi, nessuna polemica.
Solo un saluto riservato e la voglia di guardare avanti senza portarsi dietro ombre.
Il centrocampista ha poi aperto una ferita ancora viva: la finale di Champions League persa 5-0 contro il PSG.
Un ko che fa male, e che resterà come una cicatrice impossibile da cancellare.
Ma per lui, e per la squadra, il Mondiale per Club può rappresentare un’occasione per voltare pagina.
Interessante il suo sguardo sulla salute mentale.
Mkhitaryan ha raccontato di essersi affidato a uno psicologo durante le esperienze in Germania e Inghilterra, ma oggi preferisce confrontarsi con persone care.
Legge molto, anche in più lingue: dalla biografia di Musk in inglese a quella di Zidane in francese.
Lontano dai social, vicino a sé stesso.
E sul futuro non ha dubbi: dopo l’Inter, stop.
Niente Armenia, niente Arabia.
Solo la voglia di smettere con dignità, al massimo livello.
“Mi alleno ancora con entusiasmo”, ha detto.
E intanto resta il desiderio di aiutare l’Inter, partita dopo partita.
Anche se questa stagione è la più dura della sua carriera.
Analisi in breve
Le parole di Mkhitaryan trasmettono serietà, equilibrio e passione.
Non è uno che cerca applausi, ma uno che si mette al servizio del gruppo.
È l’esempio che serve in uno spogliatoio in evoluzione.
Con Chivu, lui può essere una risorsa umana ancor prima che tecnica.
E se questa è davvero la sua ultima corsa, vorrà chiuderla nel modo giusto.
🗣️ L’opinione di Stepk
Questa è la differenza tra chi gioca per soldi e chi lo fa per onore.
Mkhitaryan è un esempio raro.
Non ha bisogno di urlare per farsi sentire.
Le sue parole sono da leader, le sue scelte da uomo vero.
E quando dice “se mi sveglio con voglia di allenarmi, gioco”, capisci che è uno che il calcio ce l’ha nel sangue.
L’Inter deve tenerlo stretto.